Tra i Gioielli Sardi la Fede Sarda è il gioiello più conosciuto, anello realizzato con la tecnica della filigrana. Le sue origini risalgono a secoli fa, quando per tradizione l’anello veniva tramandato di generazione in generazione in occasione di fidanzamenti e matrimoni. Ogni gioiello della nostra collezione è realizzato in Sardegna in filigrana di argento 800.

Gioielli Artigianali

Esiste una Storia del gioiello sardo?

Tra musei e scavi archeologici, sono numerose le testimonianze dell’amore degli esseri umani per il “bello”. Insieme all’invenzione dei primi utensili, della ruota e delle armi da caccia, siamo stati in grado di creare e dare forma alla bellezza: così sono nati l’artigianato, l’arte e la storia del gioiello. 
Le prime tracce di gioielli made in Sardegna risalgono infatti all’età Neolitica, circa 10.000 anni fa. Un’epoca che pare lontanissima, ma che pone le basi per un viaggio storico unico. 

Nei prossimi paragrafi, approfondiremo la storia del gioiello in Sardegna, in un racconto che parte dalla preistoria, attraversa l’Impero Romano, il regno Sardo-Aragonese e arriva fino all’epoca moderna.

Il gioiello sardo dal Neolitico all’Impero Bizantino 

I gioielli del Neolitico sardo erano semplici collane di conchiglie, denti di animali, pietre e materiali assortiti, eppure nel corso dei secoli abbiamo imparato a modellare, intagliare, filare, fino a che nell’Età del Bronzo (tra il 1800 e il 900 a.C.), cioè in piena Civiltà Nuragica, la nuova lavorazione dei metalli ha permesso di creare anelli, bracciali e bottoni in rame, argento e bronzo. 

Troviamo le prime rappresentazioni di costume sardo proprio nei Bronzetti Nuragici, piccole statuette che oltre a rappresentare guerrieri (arcieri e fanteria) e comandanti (armati di scettro e con lunghi mantelli), ci restituiscono anche l’immagine di donne dai lunghi capelli, sportivi (probabilmente pugili e lottatori), artigiani e musicisti (suonatori di flauto doppio, simile alla Launeddas).

Spesso pensiamo che le civiltà antiche fossero meno “connesse” di quella contemporanea. Potreste rimanere stupiti nello scoprire che invece l’artigianato della Civiltà Nuragica riflette il gusto del Mar Mediterraneo, nel quale intesse una fitta rete di commerci che va dalla Spagna fino a Cipro. 

Anche in epoche successive, lungo le coste della Sardegna i resti dei centri urbani fondati dai Fenici testimoniano un mercato dell’artigianato e della gioielleria molto ricco. Gli archeologi hanno riportato alla luce una quantità notevole di reperti, nei quali è evidente l’elegante maestria raggiunta nella lavorazione dei metalli, dei materiali vetrosi e delle pietre dure come ametiste, corniole, diaspri, cristalli di rocca. 

Quali gioielli usano gli uomini e le donne romane? 

Col dominio Romano, la produzione di gioielli in Sardegna si uniforma per stile e lavorazione a quella diffusa sul territorio della Repubblica, prima, e dell’Impero poi. Una costante del gioiello di epoca romana è la presenza del colore: la policromia si ottiene con l’impiego di tutte le pietre preziose e semi-preziose disponibili sul territorio, insieme alle loro varianti più economiche, come paste vitree e madreperle.
In epoca Imperiale gli anelli sono una moda diffusa per entrambi i sessi, con diverse finalità: c’è quello di fidanzamento e matrimonio, che le coppie si scambiano come simbolo del patto raggiunto tra le due famiglie; oppure, per gli uomini, un anello può rappresentare un premio di benemerenza per atti di rilevanza pubblica, o ancora come simbolo di potere per incarichi di prestigio.

Anche in Sardegna gli anelli erano molto diffusi e popolari, vista la quantità di monili ritrovati. Quando nel 535 d.C. l’isola entra a far parte dell’Impero Romano d’Oriente, anche l’arte orafa risente della cultura Bizantina, che si concentra sulla gioielleria cerimoniale e rituale, più che sull’ornamento personale.

L’oreficeria tra i giudicati dell’alto Medioevo e la conquista spagnola 

Con la caduta dell’Impero Romano d’occidente e l’affermarsi dei Giudicati Sardi (tra il IX° e il XII° secolo) cambia lo stile artigianale, l’abbigliamento e il gioiello, anche se rimangono costanti i materiali utilizzati. 

Intorno al 1100 l’estrazione dell’argento e di alcune pietre dure pregiate dalle miniere dell’Iglesiente e dell’Argentiera, insieme alla pesca del corallo nei mari di Alghero, Castelsardo e Bosa, fornisce materia prima agli argentieri ed orafi locali. Di doni in argento, oro e pietre pregiate parlano infatti i rari documenti relativi a donazioni del periodo.

Il corallo rappresenta una costante nei gioielli che all’epoca compongono i corredi maschili e femminili algheresi e, in misura minore, cagliaritani. Tra le lavorazioni in argento troviamo i tipici anelli di fidanzamento o matrimonio, diffusi in tutta l’Europa occidentale, raffiguranti due mani in atto di stringersi, o quelli, di simile significato, costituiti da due o tre anelli, spesso collegati fra loro da una pietra lavorata a forma di cuore.

Il gioiello nella dominazione Spagnola

La venuta dei catalano-aragonesi cambia ancora il volto della Sardegna: dal 1326 in poi, insieme agli uomini (soldati, mercanti, funzionari, orefici e argentieri ecc.), dalla Spagna arrivano merci, idee e mode che coinvolgono la popolazione locale, influenzandone gusti e abitudini.

Rispetto al periodo medioevale, nel ‘500 è documentata l’attività degli argentieri ed orafi attivi a Sassari e a Cagliari, esperti nella produzione degli arredi liturgici e dei gioielli che ornavano i simulacri dei Santi, ma anche degli argenti d’uso domestico e dei gioielli per ornamento personale, riservati alle classi più agiate.

Il Regno di Sardegna passa ai Savoia

Quando nel 1720 il Regno di Sardegna viene ceduto alla famiglia reale dei Savoia, tra sardi e piemontesi si avverte una forte diffidenza culturale. Pur essendo Cagliari la capitale del regno, la corte sabauda preferisce mantenere la residenza a Torino, più vicina ai regni Europei e quindi più comoda da un punto di vista diplomatico.

Eppure, la convivenza col regno piemontese contribuisce a un nuovo fermento culturale, della moda e dell’artigianato: abbiamo fonti certe sui corredi dei cittadini e delle cittadine sassaresi e cagliaritane, che comprendono prima di tutto gli anelli, sempre in numero superiore ad uno, d’oro, con pietre semi preziose disposte a rosetta, ma anche con pietre bianche, del modello detto “alla francese”, oppure del tradizionale modello “manu e fedi” o “recordo”, con tre cerchi e una gemma a forma di cuore, oppure a “laso”, col fiocco. 

Alla fine del secolo, gli anelli più diffusi sono quelli coi granati, abbinati anche a collane, bracciali e orecchini, spesso in parure. Gli anelli delle fanciulle più ricche sono impreziositi da gemme costose come smeraldi o diamanti.

Come si evolve il gioiello sardo nel mondo contemporaneo? 

Agli inizi del ‘900, avviene una sorta di scollamento nella produzione del gioiello in Sardegna: da un lato, la moda si fa più audace, a partire dalle voluttuose forme dello stile liberty-floreale prima e il minimalismo delle decadi successive, in un radicale rinnovamento del costume popolare.
Dall’altro, l’oreficeria sarda si cristallizza sui gioielli tradizionali, il cui gusto viene tramandato in famiglia e nelle botteghe orafe locali, che si concentrano sulla codifica del gioiello sardo tradizionale, caratterizzato da un mix unico di geometrie Bizantine, volute barocche di gusto spagnolo, forti legami con la magia ancestrale dell’Isola e coi suoi materiali, come l’onice nera e il corallo. 

Nel 2° dopoguerra non mancano le sperimentazioni formali di numerosi artisti-orafi, come la pittrice Verdina Pensè – coinvolta nella Scuola del Corallo nell’Alghero degli anni ‘50 – o come gli artisti Maria Lai – che predilige lavorazioni in filo d’argento martellato e lastre sbalzate – e Costantino Nivola – che trasporta la sua ricerca plastica in una “scala” più adatta al gioiello.

Altri orafi come Vincenzo Marini, legato all’Istituto d’Arte di Sassari, valorizzano antiche tecniche artigianali come quella della lavorazione del filo d’oro, che coniuga al recupero dei preziosi locali – l’ossidiana, l’ametista, il calcedonio – per sperimentare nuove soluzioni compositive.

Parallelamente alle innovazioni del XX secolo, rimane ferrea la lavorazione dei gioielli tradizionali, che ancora oggi permette di ritrovare forme classiche come la Fede sarda a fascia, realizzata in filigrana d’argento oppure in oro, popolare per i fidanzamenti, i matrimoni o per la nascita di un figlio.

Orecchini, Ciondoli e Bottoni

La nostra selezione di gioielli sardi in filigrana d'argento e pietre. Abbiamo...