Coltelli Artigianali Sardi
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I coltelli artigianali sardi sono da secoli un simbolo distintivo della cultura agropastorale della Sardegna, forgiati da abili artigiani, meglio noti come coltellinai. La tradizione, le tecniche e l'estetica di questi oggetti preziosi sono state tramandate nel tempo, facendo sì che il processo di lavorazione mantenga un forte legame con il passato, caratterizzato da un’elevata manualità e una profonda appartenenza alla tradizione.
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La storia del coltello sardo affonda le sue radici nel Neolitico, quando venivano realizzati i primi utensili in osso e selce, per poi evolversi con l'uso dell'ossidiana, una pietra vulcanica dal taglio affilato. Nel III millennio a.C. si compirono i primi passi nella metallurgia,e durante l'epoca nuragica l'estrazione di rame, argento, ferro e piombo raggiunse una dimensione pre-industriale. Tuttavia, fu solo tra il XVIII e il XIX secolo che il coltello sardo assunse una propria identità distintiva, divenendo uno dei manufatti più rappresentativi dell'arte del fabbro-coltellinaio.
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Coltello foggia Pattadese, manico ginepro, lama 10 cm
Prezzo di listino €119,00 EURPrezzo di listinoPrezzo unitario / per -
Pattadese, manico bovino chiaro lucido, lunghezza 23 cm
Prezzo di listino €135,00 EURPrezzo di listinoPrezzo unitario / per -
Coltello Arburesa Modello "gennamari", manico bovino, lama cm 8
Prezzo di listino €99,00 EURPrezzo di listinoPrezzo unitario / per -
Coltello Arburesa con doppio collarino, lama cm 9.
Prezzo di listino €136,00 EURPrezzo di listinoPrezzo unitario / per
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Nel Settecento, coltelli a lama fissa come “Sa daga”, una piccola spada simile al gladio romano, e “Sa leppa de chintu”, una sciabola dalla punta incurvata, erano comuni. Con il passare del tempo, nel corso dell'Ottocento, questi strumenti vennero gradualmente sostituiti dai coltelli a serramanico, più pratici e versatili per i lavori agricoli e pastorali. Con essi si tagliavano carni e formaggi e si intagliava il legno, per passione o necessità.
Dopo un periodo di crisi dovuto alla concorrenza straniera, che portò a una riduzione dei costi e dei tempi di produzione, la coltelleria italiana si risollevò solo dopo la Seconda Guerra Mondiale, grazie all’introduzione di nuove tecnologie. In Sardegna, tuttavia, la modernizzazione non alterò la tradizione: le tecniche di lavorazione e i modelli rimasero quasi immutati, tramandati di generazione in generazione.
Negli anni '60, il coltello sardo divenne un oggetto ambito sia dai collezionisti e che dai turisti come souvenir; inoltre, gli artigiani dell'isola iniziarono a produrre anche per mercati esterni, oltre a quello locale di pastori e contadini.
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Esaurito
Pattadese, manico ginepro, lama 8 cm
Prezzo di listino €99,00 EURPrezzo di listinoPrezzo unitario / perEsaurito -
Pattadese, manico bovino scuro lucido, lunghezza 23 cm
Prezzo di listino €135,00 EURPrezzo di listinoPrezzo unitario / perEsaurito -
Coltello foggia Pattadese, manico ginepro, lama 10 cm
Prezzo di listino €119,00 EURPrezzo di listinoPrezzo unitario / per -
Pattadese, manico bovino chiaro lucido, lunghezza 23 cm
Prezzo di listino €135,00 EURPrezzo di listinoPrezzo unitario / per
Come si chiama il classico coltello sardo?
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I coltelli sardi sono caratterizzati da una straordinaria varietà di forme, nomi e utilizzi, che riflettono le diverse aree geografiche, le tradizioni locali e i materiali disponibili. Anche se in tutta la Sardegna il coltello è conosciuto come “leppa”, ogni zona dell’isola ha il suo nome dialettale: nel Logudoro è chiamato “resorza”, “resolza” o “resoria”, nel Campidano “arresoja”, mentre nel nuorese e nelle zone circostanti è noto come “lesorja”. Questi nomi derivano dal latino “rosoria”, che indicava il rasoio da barba, il primo strumento da taglio con struttura pieghevole.
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Dove fanno i coltelli in Sardegna?
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I coltellinai sardi condividono una passione e una dedizione profonda verso la tradizione, creando oggetti con forme tramandate di generazione in generazione. Ogni coltello, oltre al nome generico, porta con sé il nome del paese di produzione, con specifiche di lavorazione uniche.
A Pattada, nel nord della Sardegna, nasce “Sa Pattadesa”, considerato il coltello sardo per eccellenza. Si presenta con una lama affusolata che ricorda la foglia di mirto e un manico diviso in due parti unite da ribattini in ottone. Tra la lama e il manico è inserito un anello metallico, che rende l’impugnatura più rigida, dalla linea sinuosa e armoniosa.
Ad Arbus, nel sud-ovest dell'isola, si produce il coltello “S’Arburesa”, che conserva la struttura antica: una lama che ricorda la foglia di alloro e un manico monoblocco decorato da due anelli.
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A Guspini, una cittadina nella provincia del Sud Sardegna, nota per la sua produzione metallurgica, si produce “Sa Guspinesa”. La variante a lama fissa, “su gutteddu”, è usata per i lavori domestici, mentre “su gutteddu de pungi” è destinato alla caccia. I modelli a serramanico sono chiamati “mozzetta”, con lama larga e manico monoblocco e la presenza di un anello tra i due, e “guspinesa”: questa si presenta con lama aguzza, un anello spesso di ottone e manico semi dritto e con sporgenza sull’estremità, perfetta per il mercato dei collezionisti.
Santu Lussurgiu, in provincia di Oristano, è il paese di maestri fabbri famosi per la produzione di attrezzature da lavoro e per il bestiame, tra i quali non manca il coltello, chiamato “Sa Lussurgesa”, molto simile a sa pattadesa, realizzato con materiali che esaltano l’estetica rendendolo armonioso e luminoso, senza dimenticare la sua praticità nell’uso.Nella zona della Gallura, nel nord dell'isola, si producono coltelli a serramanico con lama mozza, come “Sa Lurisinca” originario di Luras e “Sa Lametta Gadduresa” di Tempio Pausania, perfetti per l'estrazione del sughero grazie alla loro lama smussata da un solo lato.
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Coltelli da caccia artigianali
A seconda dell'uso cui è destinato, il coltello sardo varia in dimensioni e forma della lama e del manico. La produzione di coltelli da caccia in Sardegna combina tecniche tradizionali con innovazioni moderne. La lama tradizionale per la caccia, forgiata a forma di foglia (di mirto o di alloro), è caratterizzata da una punta aguzza, un filo tagliente e un dorso robusto. Il coltello guspinese “su gutteddu de pungi” ne è un esempio perfetto, con una lama scanalata e un manico rivestito di ottone o rame. Anche i coltelli di Arbus, come “s’arburesa”, si prestano perfettamente alla caccia grazie alla loro lama affilata e appuntita.
Qual è il coltello più grande del mondo?I coltelli artigianali sardi non sono solo strumenti di lavoro, ma vere e proprie opere d'arte che riflettono una tradizione secolare di maestria e passione. Un esempio straordinario è il coltello più grande del mondo, realizzato nel 1986 da un artigiano di Arbus, che ha ottenuto il Guinness World Record fino al 2000. Questo coltello a serramanico pesa 80 kg, misura 3,35 metri e ha una lama spessa 1.25 cm. Nel 2001, lo stesso artigiano ha realizzato il coltello più pesante del mondo, una versione gigante dell’Arburesa, che pesa ben 295 kg e misura 4,85 metri, con una lama spessa 2,25 cm. Anche questa versione è riuscita a guadagnare il Guinness World Record.
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