Gioielli Sardi Tradizionali

Gioielli Sardi Tradizionali in Filigrana: un viaggio tra fedi, anelli, bracciali, ciondoli e collane che custodiscono la bellezza e i simboli dell’artigianato sardo.

  • Anello Corbula in filigrana d'argento e corallo rosso - Artigianato Pasella

    ANELLI

  • Bracciale in Argento con Corallo - Artigianato Pasella

    BRACCIALI

  • Ciondolo con bottone sardo e pietra corallo - Artigianato Pasella

    CIONDOLI

  • Fede sarda d’argento 1 filo - Artigianato Pasella

    FEDI SARDE

  • Orecchini Artigianali in Argento e Maglie Filigranate - Artigianato Pasella

    ORECCHINI

  • Fotografia Massimo Loi

  • I gioielli tipici sardi raccontano una storia fatta di mani sapienti, simboli antichi e identità collettive che resistono al tempo. Non sono semplici ornamenti: sono piccoli archivi della memoria isolana, carichi di significato. È affascinante osservarli durante le grandi processioni religiose e manifestazioni, quando donne e uomini li indossano con fierezza nelle sfilate di Sant’Efisio a Cagliari, del Redentore a Nuoro o nella Cavalcata Sarda a Sassari. Si tratta spesso di gioielli tramandati di generazione in generazione, preziosi non solo per la maestria con cui gli orafi sardi li hanno realizzati, ma anche per il valore affettivo che custodiscono. Ogni elemento – che sia una fede sarda in filigrana, un ciondolo protettivo o un orecchino o una spilla – è parte di un linguaggio visivo che parla di famiglia, appartenenza, amore e protezione. I colori intensi degli abiti tradizionali, con le loro stoffe ricche e i ricami vivaci, esaltano ancora di più la brillantezza dell’oro e dell’argento, mettendo in risalto la raffinatezza di ogni dettaglio. E anche oggi, al di fuori del contesto rituale, continuano a vivere come espressione di un legame autentico con la Sardegna.

  • In Sardegna, l’arte della filigrana è profondamente intrecciata con la storia e l’identità dell’isola. Raffinata e carica di significati, la filigrana sarda si riconosce per la cura minuziosa dei dettagli e per i simboli che rappresenta, spesso legati alla protezione e alla spiritualità.

    Una leggenda narra che furono le janas — le fate della mitologia sarda — a creare questi fili sottilissimi d’oro, tessendoli con abilità nelle loro abitazioni nascoste nella roccia, alla luce della luna, grazie a telai magici custoditi nel silenzio.

    Gioielli simbolici come la fede sarda e il bottone sardo racchiudono significati antichi: il bottone è legato al tema della fertilità e della continuità, mentre la fede è considerata un talismano di protezione e abbondanza, un legame che unisce e dura nel tempo.
    La realizzazione di un gioiello in filigrana prende avvio dalla fusione dei metalli preziosi, come l’oro o l’argento, che vengono lavorati fino a ottenere fili sottilissimi. Questo risultato si raggiunge attraverso due fasi successive: la laminatura e la trafilatura.

    Durante la trafilatura, il metallo viene fatto passare attraverso una serie di fori di diametro sempre più ridotto, fino ad assumere lo spessore desiderato. Il filo ottenuto può arrivare a essere estremamente fine, con diametri di pochi millimetri. Si tratta di una fase delicata, che richiede grande precisione per assicurare la giusta flessibilità e resistenza del materiale, indispensabili per poterlo intrecciare e modellare senza che si spezzi.

  • Le origini della filigrana: un viaggio tra culture antiche
    Sebbene oggi la filigrana sia fortemente associata alla tradizione sarda, le sue origini affondano in un passato ancora più lontano, attraversando epoche e civiltà diverse. È proprio ripercorrendo questo viaggio che possiamo coglierne appieno la ricchezza e l’evoluzione.

    L’utilizzo della filigrana risale infatti a tempi remoti: gioielli realizzati con questa tecnica sono stati ritrovati nelle tombe dei faraoni egizi, nei manufatti fenici e nelle raffinate oreficerie etrusche e greche.

    Nell’antica Grecia, la filigrana era spesso impiegata per abbellire gioielli e accessori con motivi ispirati alla natura — fiori, volute, spirali — conferendo loro un’eleganza armoniosa e senza tempo.

    Gli Etruschi, noti per la loro maestria nell’oreficeria, perfezionarono la tecnica combinandola con la granulazione: applicavano minuscoli grani d’oro su superfici filigranate, creando bracciali, orecchini e collane dai disegni geometrici e vegetali, simboli di prestigio e raffinatezza.

    Nel Medioevo, con l’espansione del cristianesimo, la filigrana trovò nuova applicazione negli oggetti liturgici: calici, reliquiari, crocifissi, ma anche armi e scudi decorati in epoca bizantina, a testimonianza del gusto per la ricchezza ornamentale dell’epoca.

    Durante il periodo bizantino, questa arte si arricchì ulteriormente con l’inserimento di pietre preziose incastonate nelle strutture in filigrana. Le corone e i paramenti imperiali venivano impreziositi da gioielli complessi, in cui si fondevano luce, simbolismo e valore.
    Con l’avvento del cristianesimo, la filigrana fu utilizzata anche in ambito liturgico: calici, reliquiari e croci venivano decorati con questa tecnica, in un linguaggio visivo che univa il sacro al prezioso. Nell’arte bizantina, poi, la filigrana raggiunse un ulteriore livello di ricchezza, integrando gemme e pietre colorate in una composizione che era allo stesso tempo religiosa, politica ed estetica.

  • La spilla è un gioiello sardo, è un elemento ricorrente nel costume femminile tradizionale sardo, con forme, nomi e funzioni diverse a seconda delle località. Viene usata principalmente per fermare il copricapo, lo scialle o altri accessori sul petto.
    Trexenta, ad esempio, è chiamata sa broscia ed è usata per tenere in testa il "muncadori mannu".
    Ogliastra, Baronie, Nuorese e Oristanese è spesso un lustrino, spilla lucida e decorativa.
    Oliena, prende il nome di s’ispilla, con forme floreali. Nel Logudoro, esistono spille industriali in lamina d’oro, come quelle a losanga usate a Ittiri, che servono anche a sostenere catene sul petto a forma di “M”. A Quartu Sant’Elena, la più nota è la spilla margherita (s’agull’e conca), in filigrana d’oro, con pietra rossa centrale e decori floreali. Viene usata sulla testa o sullo scialle.Nel Campidano, come a Cagliari e Cabras, la spilla serve a fissare ampi fazzoletti di seta o cotone operato. In altri centri: Ittiri le spille sono dette fremmaglios.
    Ovodda, fermagliu è una spilla d’argento per la camicia. Orosei, su vermaglin è la spilla da petto, mentre ispilla ‘e conca è per il copricapo. Iglesias, le donne portano grossi fermagli d’oro sul petto negli abiti di gala.
    In generale, la spilla è un gioiello presente in quasi tutta la Sardegna come accessorio festivo, realizzato perlopiù in oro, anche se in alcuni centri dell’interno si usa l’argento.

  • La gancera è una catena in argento tradizionalmente usata in Sardegna per chiudere e decorare capi d’abbigliamento maschili e femminili, come il collettu e il cappottu serenicu. Composta da due elementi ornamentali alle estremità e da una catenella centrale, univa funzione pratica ed estetica.

    Il collettu, indumento in pelle molto diffuso fino al XIX secolo, veniva assicurato con ganci e catene d’argento. Fonti storiche descrivono varianti più semplici accanto a versioni riccamente ornate, con borchie, decorazioni in filigrana e motivi zoomorfi. Anche il cappottu serenicu, diffuso soprattutto nel Campidano, veniva spesso completato da gancere decorative.

    L’utilizzo femminile della gancera si ritrova invece nei copricapi di alcune aree dell’Ogliastra e del Nuorese, dove sottili catene d’argento passavano sotto il mento o tra naso e labbra per tenere aderente il velo al volto.